LE ROSE ANTICHE DI FAENZA
Collezione di rose antiche presso l’Istituto per l’Agricoltura e l’Ambiente di Persolino-Faenza
Una mescolanza di forme armoniose, colori e profumi da togliere il fiato.
Di questo si tratta o comunque a questo sicuramente hanno pensato gli artefici del progetto: un gruppo di docenti dell’Istituto che diversi anni fa visitò alcuni importanti roseti storici del nord Italia. Da tale visita scaturì l’idea di poter realizzare proprio a Faenza una collezione varietale di rose definite antiche.
Quando si parla di tali piante non si deve pensare a immagini nostalgiche o a rarità botaniche, ma a piante ornamentali fra le più belle e decorative adatte all’inserimento in parchi e giardini.
La collezione di Persolino attualmente dispone di circa 500 piante suddivise in 100 varietà diverse, alcune delle quali decisamente antiche (esempio rosa gallica versicolor detta rosa mundi, risalente probabilmente al XII secolo), altre relativamente più recenti, ma non per questo meno interessanti dal punto di vista ornamentale.
Nel roseto le piante sono facilmente riconoscibili grazie ad appositi cartigli indicanti il nome della varietà, la specie di appartenenza e il nome del costitutore con relativa data di costituzione.
Il roseto di Persolino, oltre a finalità estetiche ed ornamentali, persegue anche obiettivi pratici: esso funge, infatti, dal collezione-catalogo da cui esperti e appassionati del settore possono attingere informazioni importanti per l’avanzamento della ricerca.
Vengono definite “rose antiche” tutte le varietà di rose selezionate entro la fine dell’800. Fra le innumerevoli varietà esistenti, molto sono da considerare vere e proprie protagoniste nei giardini per le loro caratteristiche intrinseche (profumi, colori, forma dei fiori) e per il fascino derivante dal carico di storia che da secoli le accompagna.
LE ROSE ANTICHE – Prof. Eraldo Tura
Vengono per questo definite, appunto, “rose da giardino” in quanto altamente decorative ed ornamentali nelle aree verdi. Differiscono, in molti casi sostanzialmente, dalle loro discendenti moderne, quasi sempre in positivo: conservano decisi e marcati profumi; hanno colori generalmente delicati ma molteplici che, con forme e portamenti delle piante molto eterogenei, ne consentono un utilizzo alquanto versatile.
Il genere rosa ha origini antichissime e ciò è confermato dal ritrovamento di alcuni reperti fossili in Giappone indicanti, ormai con certezza, che la rosa esisteva già in epoche remote; oltre 20 milioni di anni fa. E’ presumibile supporre che tutte le rose siano originarie dell’estremo oriente e che quindi la coltivazione da parte dell’uomo sia iniziata (da 5000 anni circa) appunto in Cina; è comunque possibile che le rose siano state prima apprezzate per le loro qualità commestibili. E’ inoltre logico immaginare che, in un lasso di tempo così lungo, la rosa abbia subito enormi cambiamenti, sia per il verificarsi di mutazioni naturali, sia per l’opera dell’uomo con la costituzione di nuove varietà. Le prime rose avevano cinque petali ed erano prive di spine, comparse successivamente per la difesa verso i predatori.
Le prime notizie certe di coltivazione risalgono all’ Egitto dei faraoni, dove le rose dovevano essere presenti nel “giardino egizio”: di tipo regolare e limitato da alte mura, necessarie come protezione nei confronti del vento del deserto.
Durante l’impero romano le rose erano molto popolari, ornavano le case e le tombe, venivano usate per il riconoscimento del valore militare ed erano l’emblema dell’amore e delle festività.
In seguito al declino dell’impero romano le rose persero molta della loro importanza, dovuta probabilmente anche ad alcuni significati che a loro venivano attribuiti: primo fra tutti l’utilizzo di corono di rose per ornare idoli pagani. Non persero però di importanza nelle civiltà orientali dove continuarono ad essere considerate regine del giardino.
In Europa le rose riuscirono in un primo tempo a salvarsi grazie all’opera dei monaci benedettini, i quali trasformarono i monasteri (intesi inizialmente come luoghi di rifugio) in veri e propri villaggi dove anche l’interesse per la natura e le bellezze del paesaggio vennero rivalutati estrinsecandosi però in spazi chiusi, recintati da muri e quindi molto intimi. Tale tipologia di giardino fu definita “hortus conclusus” e va considerata come rinascita del giardino stesso nel basso medioevo. In esso venivano attribuiti valori simbolici ai fiori e alle erbe: in particolare alla rosa veniva dato il significato del sangue.
Verso l’XI° secolo, con l’unità dell’Occidente con il Sacro Romano Impero, si assiste ad un miglioramento della vita sociale e quindi anche alla riscoperta del giardino quale luogo di piacere. In tale giardino, definito “curtense”, la rosa è presente assieme ad una moltitudine di altre piante: da orto, aromatiche, da frutto.
E’ però dal XII e XIII secolo che le rose tornano ad essere molto popolari, solo dopo che i crociati ne riportarono diversi esemplari dai loro viaggi in oriente. Trovarono posto nei giardini dei nobili e dei ricchi mercanti, alcuni dei quali le utilizzarono per le loro blande proprietà medicinali e per ricavarne profumi. A tale scopo sicuramente una delle varietà più interessanti doveva essere la “Rosa gallica officinalis” detta, per tali motivi, “rosa del farmacista”. Altra rosa molto interessante, di questo periodo (1100 circa), è la “Rosa gallica versicolor” detta anche “rosa mundi” per il semplice motivo che pare essere stata selezionata dai genetisti alla corte di Enrico II il quale la volle dedicare alla propria amante Rosamunda.
Fu durante il ‘600 e il ‘700, con il proliferare dei commerci fra l’oriente e il nord Europa, che si introdussero molte specie e si costituirono tante varietà. E’ infatti in questo periodo che in Olanda si sviluppò la”Rosa centifolia”, detta “rosa dei pittori” perché spesso raffigurata in tele di artisti fiamminghi del ‘600. Da questa si originò poi la “Rosa centifolia muscosa”, la cui principale caratteristica è l’evidente muschio localizzato sui calici fiorali.
Alla fine del ‘700 le basi per la produzione di rose moderne erano ben delineate, anche grazie al notevole apporto della Francia che ne produsse un notevole numero di varietà, ispirate senza dubbio dall’Imperatrice Giuseppina Bonaparte che patrocinò ed incoraggiò uno dei massimi costitutori della storia della rosa: il Redoutè. La stessa Giuseppina creò una delle più grandi collezioni al mondo (purtroppo scomparsa), nel castello della Malmaison. Ciò ispirò il nome ad una bellissima rosa dai fiori stradoppi: la “Souvenir de la Malmaison”.
Ma fu sicuramente l’800 il secolo più importante per la creazione di una serie decisamente importante di varietà di rose. Si selezionarono infatti le “Bourbon”, le “Portland” e gli “Ibridi perpetui” e si diffusero alcuni ibridi sconosciuti che ebbero origine in Oriente. Questi ultimi furono probabilmente il risultato di ibridazioni in tempi lontani, o incroci casuali tra rose di origine orientale. Furono chiamate “Rose Tea”, sembra per il marcato profumo che dovrebbe ricordare il thè fresco. Esse infatti viaggiarono, dalle Indie all’Europa, su navi adibite al trasporto del thè, il cui odore potrebbe averne suggerito il nome. Le prime Tea furono preziose apportatrici del colore giallo, fino a questo momento praticamente assente nelle rose antiche, e dei fiori portati su peduncoli sottili e muniti di boccioli con la parte centrale alta ed appuntita. Il 1808 è una data importante perché giunse in Europa la prima rosa Tea e nel 1867 si ottenne il suo primo ibrido: “La France”. Per la società americana della rosa tale data è ritenuta il limite oltre il quale le rose non possono più definirsi antiche.
Da inizio ‘900 in poi si sono ottenuti centinaia e migliaia di nuovi ibridi che hanno portato a disporre di una serie enorme di varietà di rose. Non tutti però stravedono per la selezione esasperata (il sottoscritto è un convinto sostenitore di questa tesi) ritenendo che le cosiddette “rose da taglio” non devono essere utilizzate nel giardino, suggerendo invece di utilizzare come ornamentali alcune specie di rose antiche, quali le Bourbon, o altre da loro derivate ma con caratteristiche simili.